Il caso
Un’azienda italiana di medie dimensioni coltiva all’incirca 200Ha di terre destinate alla produzione di mais bianco, raggiungendo le 3.000 tonnellate di cereale raccolto e lavorato in una sola stagione. Nel 2009 il cliente in questione ha acquistato un essiccatoio Mecmar – modello S 35/280 T2 – integrato a un sistema di riscaldamento a fuoco diretto e bruciatore a gasolio. Arrivato in azienda, l’essiccatoio è stato subito posizionato accanto al capannone per due motivi:
- facilitarne l’azionamento tramite trattore
- poter scegliere se scaricare il prodotto essiccato all’interno del magazzino o su carro
Grazie al sistema di riscaldamento a fuoco diretto, l’essiccatoio S 35/280 T2 mantiene elevata la qualità del mais essiccato, ma assicura anche la possibilità di lavorare svariate tipologie di cereali, garantendo sempre un’elevata velocità di essiccazione. Considerato il suo azionamento a trattore, l’essiccatoio può essere spostato agevolmente in qualunque zona dell’azienda, poiché non richiede una fornitura continua di energia elettrica.
L’essiccatoio nel 2009: quali erano le caratteristiche dell’impianto più apprezzate?
Giunto nell’azienda cliente nel 2009, l’impianto di essiccazione era composto di:
- Essiccatoio S 35/280 T2
- Zona adibita al caricamento della macchina (da mucchio)
- Trattore necessario all’azionamento dell’essiccatoio
L’essiccatoio agricolo ha una capacità pari a 47 m3 ed è in grado di essiccare e raffreddare all’incirca 12 tonnellate di mais in 24 ore, il livello di umidità scende così dal 20% al 14%. Nonostante già questa prima installazione consentisse al cliente di essiccare quantità di prodotto medio/alte, si riconosce ben presto la possibilità di ottimizzare ulteriormente l’utilizzo e l’efficienza dell’impianto. Come?
In primis, individuando una modalità di funzionamento alternativa a quella tramite trattore e adottando un combustibile diverso dal gasolio, non fossile ma naturale (le biomasse, appunto). In aggiunta a ciò, se l’essiccatoio disponesse di un generatore con scambiatore di calore, il livello qualitativo del mais verrebbe più valorizzato sul mercato. In ultima battuta, è possibile procedere all’automatizzazione – nonché semplificazione – della fase post essiccazione. Vediamo in che modo!
Oggi com’è strutturato l’impianto di essiccazione?
Ad oggi l’impianto installato presso l’azienda cliente è così costituito:
- Essiccatoio
- Gruppo motoriduttore
- Caldaia a cippato da 1 MW
- Caricatore di cippato
- Ciclone separatore delle ceneri e dei fumi di combustione
- Nastro trasportatore
- Elevatore
- Silo di stoccaggio
- Silo di stoccaggio
Oggi il cliente:
- dispone di un impianto più automatizzato: all’impianto originale sono stati infatti inseriti un trasportatore e due silos di stoccaggio;
- gode di un ambiente di lavoro più circoscritto e pulito: il cereale essiccato viene scaricato direttamente dal sistema di movimentazione, senza la necessità di muovere attrezzi;
- sostiene minori costi di combustibile grazie all’utilizzo della caldaia a biomassa;
- ottiene un’essiccazione di qualità maggiore rispetto al fuoco diretto, grazie all’utilizzo di uno scambiatore di calore.
Con l’obiettivo di liberare il trattore utilizzato per alimentare l’essiccatoio e destinarlo così ad altre impieghi, il cliente ha installato un gruppo motoriduttore a diesel utile a far funzionare la presa di forza.
Nell’essiccatoio è stato poi installato un generatore di calore a biomassa – modello BM1000 – sviluppato e costruito da Mecmar e utilizzato per bruciare legno cippato di qualità A1+. La potenza installata sul bruciatore è piuttosto elevata (ca. 1 MW): ciò implica che anche il volume della caldaia debba essere altrettanto rilevante, così da avere una buona efficienza di scambio.
In particolare, di un impianto di questo tipo si apprezza fin da subito il risparmio in termini di consumi, oltre che la possibilità di sfruttare in modo intelligente e proficuo materiali naturali come le biomasse.
Configurare all’interno della propria azienda un impianto a biomassa richiede però alcune particolari attenzioni. Innanzitutto, l’installazione in questione è più ingombrante rispetto a un essiccatoio per cereali tradizionale. Un sistema di essiccazione a biomassa necessita poi di un sistema elettrico e di alimentazione del combustibile sicuro e sempre controllato. Da ricordare, inoltre, che un’installazione di questo tipo richiede il montaggio di un sistema di asportazione dei fumi, di modo che le ceneri derivanti dall’essiccazione non si disperdano nell’ambiente.
Per evitare di intaccare il mais ancora da essiccare con i prodotti della combustione, è indispensabile separare l’aria calda utilizzata nel processo di essiccazione dall’aria riscaldata nella fornace. Per questo motivo il generatore di calore dev’essere equipaggiato di uno scambiatore di calore con elevate superfici di scambio, così da riscaldare opportunamente l’aria di essiccazione. In tal modo, viene garantita un’essiccazione del mais delicata e solo con aria pulita. Il cereale lavorato potrà poi essere destinato all’alimentazione animale e umana, secondo elevati standard qualitativi.
Infine, per ottimizzare la fase post essiccazione, nell’impianto del cliente è stato inserito un nastrotrasportatore, un elevatore e due silos di stoccaggio, i quali consentono di stoccare il mais essiccato in modo automatico e senza impiego di manodopera.
Le produzioni indicate sono calcolate su modello matematico nell’ipotesi di prodotto pulito, maturo, in condizioni di esercizio normali, considerando l’essiccazione alla temperatura aria di 120°C e il tempo di raffreddamento di un’ora. Per maggiori dettagli, contattare il più vicino rivenditore Mecmar.
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